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IL COMMENTO - Mourinho: "A Roma non mi è piaciuto essere l'unico volto del club"
22.04.2024 16:04 di Redazione

Josè Mourinho, allenatore, ha rilasciato alcune dichiarazioni al Telegraph: "Non è che io abbia paura di lavorare con club non 'fatti per vincere'. Il mio lavoro è cercare di trasformare i club in quelli 'fatti per vincere'. Ciò che potrebbe davvero fare la differenza è quanto il club mi vuole. Quanto la società ha bisogno di una persona e di un allenatore del mio profilo. L’unica cosa che voglio è che i traguardi e gli obiettivi vengano stabiliti da tutti in modo equo. Non posso andare in un club dove, per via della mia storia, l’obiettivo è vincere il titolo. No. L'unica cosa che voglio è che sia giusto. Quello che voglio dire è che le persone dovrebbero guardarmi come guardano gli altri allenatori. Quello che è importante per me è che il club abbia degli obiettivi. Non voglio dire realistici, ma almeno semi-realistici. Perché quando andai alla Roma nessuno sognava una finale europea eppure l'abbiamo fatto. Non è possibile che io vada in un club quasi retrocesso e l'obiettivo è vincere la Champions League. Non è giusto. Io voglio essere allenatore. Lavorare con la squadra, concentrarmi sullo sviluppo dei giocatori, sulla preparazione delle partite. Fortunatamente l'ho fatto nella mia carriera. Purtroppo, ho avuto altre situazioni in cui dovevo essere molto più di un allenatore. Quando sei più di un tecnico, non sei un buon allenatore. Dopo la finale di Europa League che abbiamo perso, nelle circostanze in cui abbiamo perso, pensi che fossi contento di quello che ho provato? Pensi che fossi felice di essere il volto del club e andare in conferenza stampa per parlare degli eventi che sono accaduti? No, mi è dispiaciuto andarci".

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IL COMMENTO - Mourinho: "A Roma non mi è piaciuto essere l'unico volto del club"

di Napoli Magazine

22/04/2024 - 16:04

Josè Mourinho, allenatore, ha rilasciato alcune dichiarazioni al Telegraph: "Non è che io abbia paura di lavorare con club non 'fatti per vincere'. Il mio lavoro è cercare di trasformare i club in quelli 'fatti per vincere'. Ciò che potrebbe davvero fare la differenza è quanto il club mi vuole. Quanto la società ha bisogno di una persona e di un allenatore del mio profilo. L’unica cosa che voglio è che i traguardi e gli obiettivi vengano stabiliti da tutti in modo equo. Non posso andare in un club dove, per via della mia storia, l’obiettivo è vincere il titolo. No. L'unica cosa che voglio è che sia giusto. Quello che voglio dire è che le persone dovrebbero guardarmi come guardano gli altri allenatori. Quello che è importante per me è che il club abbia degli obiettivi. Non voglio dire realistici, ma almeno semi-realistici. Perché quando andai alla Roma nessuno sognava una finale europea eppure l'abbiamo fatto. Non è possibile che io vada in un club quasi retrocesso e l'obiettivo è vincere la Champions League. Non è giusto. Io voglio essere allenatore. Lavorare con la squadra, concentrarmi sullo sviluppo dei giocatori, sulla preparazione delle partite. Fortunatamente l'ho fatto nella mia carriera. Purtroppo, ho avuto altre situazioni in cui dovevo essere molto più di un allenatore. Quando sei più di un tecnico, non sei un buon allenatore. Dopo la finale di Europa League che abbiamo perso, nelle circostanze in cui abbiamo perso, pensi che fossi contento di quello che ho provato? Pensi che fossi felice di essere il volto del club e andare in conferenza stampa per parlare degli eventi che sono accaduti? No, mi è dispiaciuto andarci".