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AIC - Calcagno: "I campionati devono essere conclusi, altrimenti sarebbe un dramma sportivo, taglio stipendi? Il modello Juve non si può replicare"
03.04.2020 12:15 di Redazione

Umberto Calcagno, vice presidente dell’Aic (e futuro candidato alla presidenza al posto di Tommasi), ha rilasciato un'intervista al Corriere dello Sport: "Bisogna tornare in campo, meglio chiudere tardi che passare i prossimi mesi in tribunale. Quando? Non possiamo saperlo, ma abbiamo la responsabilità di lavorare ogni giorno per creare le condizioni per riprendere la stagione e portarla a termine regolarmente. È quello che stiamo facendo con la Fifpro, il sindacato mondiale, che è interlocutore di Fifa e Uefa, per capire quali tecnicismi adottare per programmare anche la prossima stagione . Bisogna tornare a giocare, lo dobbiamo a noi stessi e al calcio. Noi faremo la nostra parte ma il conto non possono pagarlo solo i calciatori. Anche loro vogliono terminare la stagione. È una questione di responsabilità del sistema sportivo. Se non sarà possibile, sarà solo per colpa dell’emergenza. Ma noi ci auguriamo di uscire presto dalla crisi, quando si tornerà a parlare di calcio giocato sarà un segnale importante per il Paese. C’è troppa demagogia sugli stipendi dei calciatori, da parte di tutti. Noi calciatori facciamo la nostra parte, ma tocca anche agli altri soggetti del sistema calcio che è arrivato a questa emergenza con i conti non in ordine. Questa crisi deve essere l’occasione per riequilibrare il sistema e riformarlo, è l'occasione per renderlo sostenibile. Chi punta a terminare adesso la stagione forse lo fa per risparmiare su qualche stipendio, ma sarebbe un dramma sportivo. La Juventus è stata la prima società a tagliare gli stipendi, ma il modello bianconero non è replicabile? Vero. Alla Juve non c’è nessun contratto in scadenza al 30 giugno, è risaputo che con alcuni calciatori (Chiellini, Buffon e Matuidi, ndr) c’era già l’accordo per il rinnovo. E comunque ricordiamoci che è difficile trovare una sintesi anche all’interno della stessa squadra: ci sono situazioni disomogenee. Richieste dell'Aic per ripartire? Una nuova distribuzione delle risorse, visto che siamo il sistema più sperequato che ci sia in Europa. Parlo di squilibri sia all’interno della Serie A che tra la A e le altre leghe con l’attuale ripartizione stabilita dalla legge Melandri. Per questo vogliamo il Fondo di solidarietà: il 10% di una mensilità lorda deve servire a tutelare i redditi più bassi, penso a chi è al minimo federale ma anche alle ragazze di A e B, ai giocatori di calcio a 5, che sono professionisti di fatto perché vivono di calcio. Ma, ripeto: serve una riforma strutturale, non la soluzione temporanea a un’emergenza".

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AIC - Calcagno: "I campionati devono essere conclusi, altrimenti sarebbe un dramma sportivo, taglio stipendi? Il modello Juve non si può replicare"

di Napoli Magazine

03/04/2024 - 12:15

Umberto Calcagno, vice presidente dell’Aic (e futuro candidato alla presidenza al posto di Tommasi), ha rilasciato un'intervista al Corriere dello Sport: "Bisogna tornare in campo, meglio chiudere tardi che passare i prossimi mesi in tribunale. Quando? Non possiamo saperlo, ma abbiamo la responsabilità di lavorare ogni giorno per creare le condizioni per riprendere la stagione e portarla a termine regolarmente. È quello che stiamo facendo con la Fifpro, il sindacato mondiale, che è interlocutore di Fifa e Uefa, per capire quali tecnicismi adottare per programmare anche la prossima stagione . Bisogna tornare a giocare, lo dobbiamo a noi stessi e al calcio. Noi faremo la nostra parte ma il conto non possono pagarlo solo i calciatori. Anche loro vogliono terminare la stagione. È una questione di responsabilità del sistema sportivo. Se non sarà possibile, sarà solo per colpa dell’emergenza. Ma noi ci auguriamo di uscire presto dalla crisi, quando si tornerà a parlare di calcio giocato sarà un segnale importante per il Paese. C’è troppa demagogia sugli stipendi dei calciatori, da parte di tutti. Noi calciatori facciamo la nostra parte, ma tocca anche agli altri soggetti del sistema calcio che è arrivato a questa emergenza con i conti non in ordine. Questa crisi deve essere l’occasione per riequilibrare il sistema e riformarlo, è l'occasione per renderlo sostenibile. Chi punta a terminare adesso la stagione forse lo fa per risparmiare su qualche stipendio, ma sarebbe un dramma sportivo. La Juventus è stata la prima società a tagliare gli stipendi, ma il modello bianconero non è replicabile? Vero. Alla Juve non c’è nessun contratto in scadenza al 30 giugno, è risaputo che con alcuni calciatori (Chiellini, Buffon e Matuidi, ndr) c’era già l’accordo per il rinnovo. E comunque ricordiamoci che è difficile trovare una sintesi anche all’interno della stessa squadra: ci sono situazioni disomogenee. Richieste dell'Aic per ripartire? Una nuova distribuzione delle risorse, visto che siamo il sistema più sperequato che ci sia in Europa. Parlo di squilibri sia all’interno della Serie A che tra la A e le altre leghe con l’attuale ripartizione stabilita dalla legge Melandri. Per questo vogliamo il Fondo di solidarietà: il 10% di una mensilità lorda deve servire a tutelare i redditi più bassi, penso a chi è al minimo federale ma anche alle ragazze di A e B, ai giocatori di calcio a 5, che sono professionisti di fatto perché vivono di calcio. Ma, ripeto: serve una riforma strutturale, non la soluzione temporanea a un’emergenza".