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SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "Questione di Gatorade"
04.07.2020 18:56 di Redazione

NAPOLI - Io non so cosa possa essere successo nell’intervallo degli azzurri all’Azzurri d’Italia se è vero che all’ingresso in campo gli stessi azzurri sono diventati verdi e l’Atalanta paonazza forse per il troppo Gatorade preso negli spogliatoi. Mai visto correre Gomez in quel modo al punto che persino le immagini del Var in occasione della piroetta a centrocampo sono sembrate mosse. Zapata poi sembrava la Soyuz 11 della Nasa. Al cospetto Lozano, che pure tra i nostri era quello che correva di più, è apparso un’Aixam rossa, una di quelle macchinine tanto in voga tra i giovani. Una cosa è certa. Sarebbe il caso che il Napoli negli intervalli cambiasse il Gatorade con qualche bevanda un po’ più corroborante, o aggiungesse alle bottigliette un energizzante meno inibitorio. Secondo me non basta il cebion Defend. Eh si perché il Napoli si Defend male se attaccato sulle fasce con un Mario Rui che l’altra sera sembrava la ministra Azzolina quando deve stabilire quando e come si torna sui banchi di scuola: con gli occhi spiritati. Ma diciamo che tutta la linea difensiva in occasione dei due gol orobici è apparsa come il governo Conte: non sapeva che pesci prendere. Perdere palle in uscita è roba da principianti e persino da casa si sono viste altre palle girare. Erano quelle di Gattuso, tant’è che nel dopo partita nonostante l’assenza di ventilatori tirava un’arietta fresca in sala stampa: erano le sue palle che ancora giravano, al punto che a un giornalista bergamasco è andata a finire polvere negli occhi. Una cosa l’ho capita: queste partite da qui alla fine della stagione serviranno solo per stabilire chi ha voglia di restare qua e chi invece ha voglia di emulare Sarri. Non basta l’impegno, in campo ci vuole cattiveria e l’altra sera in campo di cazzimma se n’è vista poca. Soprattutto sotto la porta degli avversari quando MIlik al suono delle campane di una vicina chiesetta, al ritmo di quei rintocchi si è incartato insieme al pallone, all’erba e alle scarpette. Attenzione: resto convinto che si sia trattato di uno scivolone contro una squadra che gioca un calcio autentico in Italia, ma certe distrazioni mentali restano inconcepibili. La Roma domani sera ci dà l’occasione per dimostrare che da qui al 2 agosto di acqua ne corre e allora fossi in Rino insisterei a fare esperimenti per arrivare alla sfida al Camp Nou nelle migliori condizioni possibili. Senza guardare in faccia nessuno: gioca chi sta meglio e s’impegna di più in allenamento e in campo. Solo così si possono mettere due asterischi a una stagione che non è quella che ci si aspettava (ma questo non per colpa di Rino) ma che non è nemmeno quella che si paventava il 10 dicembre scorso (e questo grazie a Rino). Qualcosa mi dice che al San Paolo contro la Roma sarà un’altra musica. Lo spartito è pronto, l’arrangiamento pure, suona chi sta meglio. L’importante è che il direttore d’orchestra abbia fatto capire bene la lezione di Bergamo alla sua compagnia. Che resta l’Orchestra Scarlatti, anche se l’altra sera a tratti è sembrata una banda paesana. Ma il Gatorade dell’Atalanta ha fatto la differenza…

 

 

Gino Rivieccio

 

Napoli Magazine
 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com

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04/07/2024 - 18:56

NAPOLI - Io non so cosa possa essere successo nell’intervallo degli azzurri all’Azzurri d’Italia se è vero che all’ingresso in campo gli stessi azzurri sono diventati verdi e l’Atalanta paonazza forse per il troppo Gatorade preso negli spogliatoi. Mai visto correre Gomez in quel modo al punto che persino le immagini del Var in occasione della piroetta a centrocampo sono sembrate mosse. Zapata poi sembrava la Soyuz 11 della Nasa. Al cospetto Lozano, che pure tra i nostri era quello che correva di più, è apparso un’Aixam rossa, una di quelle macchinine tanto in voga tra i giovani. Una cosa è certa. Sarebbe il caso che il Napoli negli intervalli cambiasse il Gatorade con qualche bevanda un po’ più corroborante, o aggiungesse alle bottigliette un energizzante meno inibitorio. Secondo me non basta il cebion Defend. Eh si perché il Napoli si Defend male se attaccato sulle fasce con un Mario Rui che l’altra sera sembrava la ministra Azzolina quando deve stabilire quando e come si torna sui banchi di scuola: con gli occhi spiritati. Ma diciamo che tutta la linea difensiva in occasione dei due gol orobici è apparsa come il governo Conte: non sapeva che pesci prendere. Perdere palle in uscita è roba da principianti e persino da casa si sono viste altre palle girare. Erano quelle di Gattuso, tant’è che nel dopo partita nonostante l’assenza di ventilatori tirava un’arietta fresca in sala stampa: erano le sue palle che ancora giravano, al punto che a un giornalista bergamasco è andata a finire polvere negli occhi. Una cosa l’ho capita: queste partite da qui alla fine della stagione serviranno solo per stabilire chi ha voglia di restare qua e chi invece ha voglia di emulare Sarri. Non basta l’impegno, in campo ci vuole cattiveria e l’altra sera in campo di cazzimma se n’è vista poca. Soprattutto sotto la porta degli avversari quando MIlik al suono delle campane di una vicina chiesetta, al ritmo di quei rintocchi si è incartato insieme al pallone, all’erba e alle scarpette. Attenzione: resto convinto che si sia trattato di uno scivolone contro una squadra che gioca un calcio autentico in Italia, ma certe distrazioni mentali restano inconcepibili. La Roma domani sera ci dà l’occasione per dimostrare che da qui al 2 agosto di acqua ne corre e allora fossi in Rino insisterei a fare esperimenti per arrivare alla sfida al Camp Nou nelle migliori condizioni possibili. Senza guardare in faccia nessuno: gioca chi sta meglio e s’impegna di più in allenamento e in campo. Solo così si possono mettere due asterischi a una stagione che non è quella che ci si aspettava (ma questo non per colpa di Rino) ma che non è nemmeno quella che si paventava il 10 dicembre scorso (e questo grazie a Rino). Qualcosa mi dice che al San Paolo contro la Roma sarà un’altra musica. Lo spartito è pronto, l’arrangiamento pure, suona chi sta meglio. L’importante è che il direttore d’orchestra abbia fatto capire bene la lezione di Bergamo alla sua compagnia. Che resta l’Orchestra Scarlatti, anche se l’altra sera a tratti è sembrata una banda paesana. Ma il Gatorade dell’Atalanta ha fatto la differenza…

 

 

Gino Rivieccio

 

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