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L'ANALISI - Giudice: "La convinzione 'chi spende vince' sta avendo un'inversione di tendenza"
26.09.2022 18:26 di Redazione

A Radio Napoli Centrale, nel corso di Un Calcio alla Radio, è intervenuto Alessandro Giudice, analista economico del Corriere dello Sport: "Un club, come tutte le aziende, deve avere un modello di business: come un’azienda è strutturata per soddisfare i propri azionisti. Con Inter e Juventus siamo in presenza di due modelli di business sbagliati. Da un certo punto, i bianconeri pensarono che per poter agganciare il treno dei top club internazionali bisognasse fare una serie di investimenti faraonici, ma i ricavi sono sempre gli stessi da qualche anno. L’impalcatura della rosa è attualmente sproporzionata, Cristiano Ronaldo ha fatto perdere di vista il senso della realtà alla dirigenza. Qual è il progetto Juventus? Nessuno lo sa. Anche l’Inter ha fatto scelte molto costose, con la differenza che non aveva azionisti. A luglio la China Construction Bank, quella del governo cinese, era creditrice di una società di Hong Kong della famiglia Suning. Questa società non ha pagato un debito di 255 milioni e c’era la garanzia personale di Steven Zhang, il quale ha disconosciuto la firma. Questione allenatori? Un tempo non troppo lontano si è sempre pensato che nel calcio gli spiccioli vanno spesi. Milan e Napoli avranno gestioni oculate, ma non vincono perché non spendono. Credo sia prematuro dirlo a settembre, ma mi pare che la tendenza stia cambiando. Forse stiamo cominciando a capire che si può mettere in discussione il paradigma che per vincere bisogna per forza spendere. Bisogna avere dirigenti capaci, azionisti che ti danno la possibilità di sbagliare. I prossimi mesi ed anni saranno molto interessanti. Fair Play Finanziario? Una grande ipocrisia. Un sistema di regole inadeguate con la pretesa di livellare la competizione perché alla radice c’è l’UEFA che fa da arbitro e da organizzatore di tornei. All’UEFA non conviene adottare dure azioni, ancor meno con club che hanno appeal. Non bisogna gestire bene un’azienda perché c’è una regola che me lo impone, ma perché è garanzia di poter ottenere risultati nel lungo periodo. La bolla dell’Inter ha portato lo scudetto, ma alla fine non è sostenibile. Sono certo che i tifosi avrebbero preferito una gestione equilibrata. Nazionale italiana? Credo basti essere un bipede di passaporto italiano per poter aspirare a giocare, in questo momento".

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L'ANALISI - Giudice: "La convinzione 'chi spende vince' sta avendo un'inversione di tendenza"

di Napoli Magazine

26/09/2024 - 18:26

A Radio Napoli Centrale, nel corso di Un Calcio alla Radio, è intervenuto Alessandro Giudice, analista economico del Corriere dello Sport: "Un club, come tutte le aziende, deve avere un modello di business: come un’azienda è strutturata per soddisfare i propri azionisti. Con Inter e Juventus siamo in presenza di due modelli di business sbagliati. Da un certo punto, i bianconeri pensarono che per poter agganciare il treno dei top club internazionali bisognasse fare una serie di investimenti faraonici, ma i ricavi sono sempre gli stessi da qualche anno. L’impalcatura della rosa è attualmente sproporzionata, Cristiano Ronaldo ha fatto perdere di vista il senso della realtà alla dirigenza. Qual è il progetto Juventus? Nessuno lo sa. Anche l’Inter ha fatto scelte molto costose, con la differenza che non aveva azionisti. A luglio la China Construction Bank, quella del governo cinese, era creditrice di una società di Hong Kong della famiglia Suning. Questa società non ha pagato un debito di 255 milioni e c’era la garanzia personale di Steven Zhang, il quale ha disconosciuto la firma. Questione allenatori? Un tempo non troppo lontano si è sempre pensato che nel calcio gli spiccioli vanno spesi. Milan e Napoli avranno gestioni oculate, ma non vincono perché non spendono. Credo sia prematuro dirlo a settembre, ma mi pare che la tendenza stia cambiando. Forse stiamo cominciando a capire che si può mettere in discussione il paradigma che per vincere bisogna per forza spendere. Bisogna avere dirigenti capaci, azionisti che ti danno la possibilità di sbagliare. I prossimi mesi ed anni saranno molto interessanti. Fair Play Finanziario? Una grande ipocrisia. Un sistema di regole inadeguate con la pretesa di livellare la competizione perché alla radice c’è l’UEFA che fa da arbitro e da organizzatore di tornei. All’UEFA non conviene adottare dure azioni, ancor meno con club che hanno appeal. Non bisogna gestire bene un’azienda perché c’è una regola che me lo impone, ma perché è garanzia di poter ottenere risultati nel lungo periodo. La bolla dell’Inter ha portato lo scudetto, ma alla fine non è sostenibile. Sono certo che i tifosi avrebbero preferito una gestione equilibrata. Nazionale italiana? Credo basti essere un bipede di passaporto italiano per poter aspirare a giocare, in questo momento".