Leandro Paredes, centrocampista e leader carismatico della Roma, ha rilasciato un’intervista ai canali della Lega Serie A, parlando così della sua squadra: “È stata qualcosa di incredibile, perché fin dal primo giorno in cui sono arrivato mi hanno trattato nel miglior modo possibile. Il giorno in cui me ne sono andato da casa, non solo io, ma anche la mia famiglia abbiamo sofferto moltissimo. Per un calciatore è la cosa più importante conoscere l’ambiente in cui si trova, le persone che ha intorno, chi lo accompagna, chi gli fa capire cosa è giusto e cosa è sbagliato per poter essere un professionista sotto ogni aspetto. La Roma è molto speciale per me, è stato il mio primo club in Europa, è stata la squadra che mi ha aperto le porte per giocare in questo Paese. Qui, in questa città, sono nati due dei miei figli. È una delle città in cui mi piacerebbe vivere una volta terminata la carriera, quindi è molto speciale non solo per me, ma anche per la mia famiglia”.
Sugli obiettivi: “Ho sempre sognato di poter giocare a calcio, diventare un professionista, giocare in Europa, conoscere nuovi posti… La Serie A era il campionato che seguivo di più da bambino. A quel tempo, quando ero molto giovane, c’erano giocatori incredibili. Era il campionato che mi piaceva di più. Per me era un sogno poter giocare in questa lega. Oggi poterlo fare, aver disputato così tante partite in questo campionato, è un privilegio, un onore. E spero di poterne giocare ancora tantissime”.
Su Roma: “Ci sono posti incredibili che sicuramente visiterò… me ne mancano ancora molti da scoprire. Roma è piena di luoghi meravigliosi e questo è uno dei punti con la vista migliore sulla città. Da qui si può vedere un po’ tutto. Anche lo Stadio Olimpico, non so se si vede bene, ma si intravede. Anche quello è un sogno: poter giocare in uno stadio del genere, uno stadio mondiale, e sono consapevole di ciò che rappresenta per tutta l’Italia. Anche se è già bellissimo così com’è, ovviamente ha una certa struttura e si sta continuando a modernizzare per crescere ancora come città, per far vivere meglio anche le persone. Penso che la cosa più bella di Roma sia che ha mantenuto la sua struttura originale. È qualcosa che mi piace molto. Ovviamente in altri luoghi si è cresciuti e modernizzati tanto, ma per me questo è incredibile. Poter godere di tutto questo, di ciò che è Roma nella sua essenza, è spettacolare”.
Sulla delusione più cocente: “I momenti difficili sono stati tanti nella mia carriera. Quello che mi ha segnato di più, forse, è stato restare fuori dal Mondiale 2018. È stato molto duro per me, perché mi sentivo molto bene fisicamente e calcisticamente. Pensavo di avere la possibilità di giocarlo quel Mondiale, e rimanere fuori è stato un colpo durissimo per me e per la mia famiglia”.
Su Ranieri e Scaloni: “A parte la mia famiglia, che è la cosa più importante che ho, il calcio mi ha dato tutto quello che ho nella vita. A Roma ho tantissimi ricordi, è una squadra spettacolare. Ranieri e Scaloni credo che abbiano in comune, prima di tutto, il gruppo: ovviamente il discorso è importante, ma quello che contano davvero per loro sono le persone, il gruppo”.
Sul numero di maglia: “Indossare quella maglia per me è un onore, un privilegio, una responsabilità enorme, e non mi sarei mai permesso di prendere quel numero senza il permesso di Daniele, perché è un numero importantissimo, non solo per lui ma per tutta Roma”.
Infine: “Il giorno in cui terminerò la mia carriera, il ricordo che voglio lasciare in ogni club non riguarda solo i titoli o ciò che ho ottenuto, ma quello che mi è sempre importato di più è essere ricordato come una brava persona, un bravo professionista. Come un uomo perbene. È sempre stata la mia priorità: lasciare una buona immagine e portare in alto il mio cognome in ogni club in cui ho giocato”.
di Napoli Magazine
27/05/2025 - 18:36
Leandro Paredes, centrocampista e leader carismatico della Roma, ha rilasciato un’intervista ai canali della Lega Serie A, parlando così della sua squadra: “È stata qualcosa di incredibile, perché fin dal primo giorno in cui sono arrivato mi hanno trattato nel miglior modo possibile. Il giorno in cui me ne sono andato da casa, non solo io, ma anche la mia famiglia abbiamo sofferto moltissimo. Per un calciatore è la cosa più importante conoscere l’ambiente in cui si trova, le persone che ha intorno, chi lo accompagna, chi gli fa capire cosa è giusto e cosa è sbagliato per poter essere un professionista sotto ogni aspetto. La Roma è molto speciale per me, è stato il mio primo club in Europa, è stata la squadra che mi ha aperto le porte per giocare in questo Paese. Qui, in questa città, sono nati due dei miei figli. È una delle città in cui mi piacerebbe vivere una volta terminata la carriera, quindi è molto speciale non solo per me, ma anche per la mia famiglia”.
Sugli obiettivi: “Ho sempre sognato di poter giocare a calcio, diventare un professionista, giocare in Europa, conoscere nuovi posti… La Serie A era il campionato che seguivo di più da bambino. A quel tempo, quando ero molto giovane, c’erano giocatori incredibili. Era il campionato che mi piaceva di più. Per me era un sogno poter giocare in questa lega. Oggi poterlo fare, aver disputato così tante partite in questo campionato, è un privilegio, un onore. E spero di poterne giocare ancora tantissime”.
Su Roma: “Ci sono posti incredibili che sicuramente visiterò… me ne mancano ancora molti da scoprire. Roma è piena di luoghi meravigliosi e questo è uno dei punti con la vista migliore sulla città. Da qui si può vedere un po’ tutto. Anche lo Stadio Olimpico, non so se si vede bene, ma si intravede. Anche quello è un sogno: poter giocare in uno stadio del genere, uno stadio mondiale, e sono consapevole di ciò che rappresenta per tutta l’Italia. Anche se è già bellissimo così com’è, ovviamente ha una certa struttura e si sta continuando a modernizzare per crescere ancora come città, per far vivere meglio anche le persone. Penso che la cosa più bella di Roma sia che ha mantenuto la sua struttura originale. È qualcosa che mi piace molto. Ovviamente in altri luoghi si è cresciuti e modernizzati tanto, ma per me questo è incredibile. Poter godere di tutto questo, di ciò che è Roma nella sua essenza, è spettacolare”.
Sulla delusione più cocente: “I momenti difficili sono stati tanti nella mia carriera. Quello che mi ha segnato di più, forse, è stato restare fuori dal Mondiale 2018. È stato molto duro per me, perché mi sentivo molto bene fisicamente e calcisticamente. Pensavo di avere la possibilità di giocarlo quel Mondiale, e rimanere fuori è stato un colpo durissimo per me e per la mia famiglia”.
Su Ranieri e Scaloni: “A parte la mia famiglia, che è la cosa più importante che ho, il calcio mi ha dato tutto quello che ho nella vita. A Roma ho tantissimi ricordi, è una squadra spettacolare. Ranieri e Scaloni credo che abbiano in comune, prima di tutto, il gruppo: ovviamente il discorso è importante, ma quello che contano davvero per loro sono le persone, il gruppo”.
Sul numero di maglia: “Indossare quella maglia per me è un onore, un privilegio, una responsabilità enorme, e non mi sarei mai permesso di prendere quel numero senza il permesso di Daniele, perché è un numero importantissimo, non solo per lui ma per tutta Roma”.
Infine: “Il giorno in cui terminerò la mia carriera, il ricordo che voglio lasciare in ogni club non riguarda solo i titoli o ciò che ho ottenuto, ma quello che mi è sempre importato di più è essere ricordato come una brava persona, un bravo professionista. Come un uomo perbene. È sempre stata la mia priorità: lasciare una buona immagine e portare in alto il mio cognome in ogni club in cui ho giocato”.