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L'EX - Careca: "Napoli è speciale, Osimhen mi ha impressionato ma può crescere ancora, gli azzurri sono una famiglia, Kvara ha la qualità dei sudamericani, Lobotka mi ricorda Alemao, Spalletti può fare la storia, ADL ha tanti meriti, rimpiango ancora lo scudetto del 1988"
01.02.2023 17:35 di Redazione

Antonio Careca, ex attaccante del Napoli, ha rilasciato alcune dichiarazioni nel corso dell'evento 'Legends-Ci vediamo a Napoli': “Napoli è speciale per tutti quelli che hanno vissuto non solo il calcio ma anche la città ed il popolo. Mi fa sempre piacere tornare in città, sono andato via nel 1993 ma mi sento sempre vivo quando torno qui. Sono andato via per una esperienza in Giappone, ma volevo tornare qui per far crescere i miei bambini”.

 

Su Osimhen: “Il gol di Osimhen mi ha ricordato uno di Pelè? Ha fatto un gol come lui, ha stoppato di petto, poi coscia e poi tiro in porta in uno spazio molto ristretto. Assomiglia ad un gol di Pelè, stavo girando qui in città e tutti dicevano che avesse fatto un gol come quello di Careca, invece no: Victor è alto, avere una coordinazione così non era facile e mi ha impressionato. L’ho visto dal vivo, quando lo vedi allo stadio ti impressiona. Victor è uno che può crescere ancora, ha molta qualità ed è un calciatore che renderà ricco De Laurentiis”.

 

Sul Napoli attuale: “Vedo un Napoli unito come una famiglia, ho conosciuto il mister Spalletti e ho parlato un po’ con lo staff: sono molto uniti, sono arrivato a Castel Volturno alle 9.30 e sono stato un paio di ore: è un ambiente troppo buono, si vive con amicizia e ho visto i giocatori con fame di vincere. Torno a dire una cosa, per vincere uno scudetto o una Champions League, e si poteva vincere anche la Coppa Italia, è una squadra che ha una rosa interessante e con una panchina che ha dimostrato la sua qualità. Per vincere ci vuole un ambiente buono, un allenatore che capisce, uno spogliatoio buono e giocatori con qualità e voglia di fare storia a Napoli”.

 

Su Spalletti: “Spalletti? Speri arrivi anche in fondo alla Champions League, magari in finale! Ci si può giocare tutto, per lo scudetto c’è un grande vantaggio e andrà così: credo che tutti i giocatori e lo staff siano focalizzati e concentrati su questo obiettivo, ma c’è anche l’opportunità Champions che rappresenterebbe il massimo. Noi abbiamo vinto una Coppa Uefa, ma la Champions è la Champions. Per Spalletti spero anche in un futuro come allenatore della Nazionale, in Brasile avevamo una squadra di fenomeni ma non hanno raccolto risultati. È difficile guardare un Mondiale senza l’Italia, sono già due volte che capita e non so perchè sia capitato. I brasiliani me lo chiedono sempre, a me dispiace perchè un mondiale senza Italia è un po’ così”.

 

Su Kvaratskhelia: "Il giocatore che mi colpisce di più del Napoli? Kvaratskhelia ha qualità come i sudamericani, ma chi mi ha colpito di più è Osimhen: tecnicamente non è un fenomeno, ma sa lavorarci su e sa fare il suo mestiere ovvero fare gol. Mette paura ai difensori, è instancabile e si muove ovunque. Mi ha impressionato molto”.

 

Su Simeone e Lobotka: “Simeone? Uno che è arrivato qui sei mesi fa, ha qualità ed è diverso da Osimhen fisicamente: è più mobile, è un argentino che ha grinta e voglia di vincere. Ha fatto un gol bellissimo, io dico che il Napoli è pronto per vincere lo scudetto: chi è in panchina è sempre pronto a fare meglio di chi parte da titolare. Con la Roma mi ha impressionato Lobotka, ha corso un sacco di chilometri e mi ricordava Alemao che giocava dappertutto. Anche Lozano ha fatto una buona partita, è una squadra che ha tanta qualità in cui Spalletti deve scegliere: con la Roma non avrei tolto Osimhen, forse era stanco, ma è entrato Simeone che ha risolto la partita. Avrei tenuto Osimhen per tutta la partita, ma il Napoli mi è piaciuto tanto. Spalletti vive la squadra ogni giorno, è un pazzo a stare sempre a Castel Volturno ma è un centro sportivo efficiente e spettacolare. Prima a Soccavo avevamo un campo nemmeno troppo bello, il Napoli ha belle strutture ed è giusto che vivano questo momento. In brasiliano si dice maravilloso”.

 

Ancora su Spalletti: “Spalletti? Mi ha detto una cosa, la squadra è fatta di talenti, sono molto differenti tecnicamente ma è una squadra unita, fatta di giovani che ascoltano. Il mister è uno che non vuole perdere nemmeno la partitella del giovedì, riesce a passare la sua mentalità ai ragazzi. Poi lavorare a Napoli ha sempre una pressione diversa. Ho parlato anche con Juan Jesus che ha girato l’Italia e ha qualità quando entra in campo: mi ha detto che è impressionante giocare qui, e lui ha giocato a Milano e Roma. Si trova bene a Napoli, mi auguro che possa continuare così e fare la storia. Il mister mi ha detto che la squadra è concentrata e che vuole vincere, che vuole fare la storia con città e tifosi. Sono sicuro che siano sulla strada giusta”.

 

Su De Laurentiis: “De Laurentiis? Questo successo finora è merito di Spalletti, di Giuntoli e del presidente: è giusto così, non è la fortuna di trovare gli uomini giusti ma chi lavora lì per la squadra e per vincere sempre. Ha trovato Kvaratskhelia e l’ha pagato 10 milioni, ha ceduto Koulibaly e ha preso Kim per 18 milioni: è merito anche del presidente che gestisce, ci sta fare i soldi perché il calcio è business ma è importante aver sostituito nel modo migliore chi è andato via. Purtroppo non l’ho incontrato, ma già anni fa l’ho conosciuto all’allora San Paolo e gli dissi che doveva vincere lo scudetto per provare cosa significhi vincere a Napoli. Mi disse ‘chi vuole vincere, voglio sempre competere’, ma vincendo lo scudetto si guadagna di più: mi pare che abbia imparato, ho visto il video con i tifosi e penso che l’abbia capito. Vincere lo scudetto qui ne vale dieci altrove. I napoletani sono appassionati per il calcio, sono attaccati e mi auguro che sia così fino alla fine”.

 

Su Meret: “Spalletti ha trasformato i giocatori? C’è molta fiducia, penso anche a Meret che stava andando via. Poi si parlava di mandare via Spalletti lo scorso anno, ma tenerlo ha portato a miglioramenti. Bisogna avere la sensibilità del potenziale di ogni giocatore. Contro la Roma Meret ha fatto un paio di uscite così così, ma anche parato due tiri pericolosi. E in altre partite ha giocato da dieci. Il portiere non può sbagliare mai, l’attaccante un’altra opportunità riesce sempre ad averla. Il Napoli deve partire sempre concentrato, focalizzato sul fatto che non sia ancora finito il campionato: vedo che Spalletti questo modo e questa sensibilità ce l’ha e l’ha passata a tutti i giocatori. Non so se il Napoli vincerà già ad aprile, vedremo”.

 

Ancora su Kvaratskhelia: “Giocare con Kvaratskhelia? Khvicha è un po’ sudamericano, ha la mentalità giusta e sa già cosa fare quando arriva sul pallone. In un calcio moderno e veloce come quello attuale, se aspetti poi l’attimo giusto passa. Ha questa qualità, ma penso anche ad Osimhen: avrei potuto giocare con lui, io un po’ più a sinistra e Maradona a destra magari col piede invertito. Succedeva anche con noi con Carnevale, e Diego non marcava mai. Mentre Bruno Giordano era più prima punta, e io giravo attorno a lui. Lobotka anche è uno molto bravo”.

 

Sullo scudetto del 1988: “Lo scudetto del 1988 l’ho rimpianto sempre, è una situazione in cui avevamo cinque punti di vantaggio e ne perdemmo sette buttandolo via. Si parla molto tante cose qui, ma c’è una cosa chiara: il Milan fisicamente era più forte, c’era una rosa che faceva la differenza e arrivò meglio a fine campionato. C’erano giocatori più preparati, noi avevamo una rosa più corta della loro e alla fine questo fece la differenza. Purtroppo abbiamo perso uno scudetto che ci era quasi in mano, ma il calcio è questo: si dicono sempre un sacco di stupidaggini, anche in nazionale col Mondiale del 1998 ad esempio. Noi nel 1988 avevamo tante partite da fare, ma crollammo. Il mio periodo qui con Bianchi l’ho vissuto molto bene, per lavorare a Napoli devi lavorare tanto e non dare troppe libertà. Bianchi era anche così, somiglia a Spalletti e noi davamo il massimo giorno dopo giorno. Purtroppo arrivammo in una situazione in cui non avevamo più gamba, il Milan fece la differenza fisicamente. Ottavio Bianchi lo rispetto molto, ricordo la sostituzione a Stoccarda: mi disse che sul 3-1 la partita era già finita, poi facemmo 3-3 e dissi ‘mannaggia il manicomio’, perché volevo giocare sempre. Avere al fianco Maradona ti dava qualcosa in più, magari si allenava uno o due volte ma ti dava la soddisfazione di stare con lui: ci divertivamo molto, il calcio questo è in fondo. Purtroppo lo scudetto del 1988 scappò via, ma fu una storia bellissima”.

 

Su Maradona e Ferlaino: “Lo scudetto del Napoli senza un giocatore come Maradona? Mi fa piacere, noi abbiamo giocato per la città e per i tifosi. Io credo che Diego sicuramente, come è stato per il Mondiale, sia molto felice: la nostra storia è incomparabile, lo scudetto potrà anche essere vinto al 99% però sarà un’altra storia. Noi avevamo altre difficoltà, erano enormi nel giocare contro le altre squadre. Chi vincerà farà la storia, ma la nostra è indimenticabile: il primo scudetto è indimenticabile, erano 61 anni che il Napoli esisteva e le scommesse fatte da Ferlaino con Maradona nel 1984 facevano pensare allo scudetto. Ferlaino resta un grande presidente e ha fatto la storia del Napoli. Mi prese al San Paolo e mi disse che mi piaceva molto la birra: risposi dicendo che in campo ci avrei pensato io”.

 

Sullo stadio Maradona: “L’atmosfera del Maradona? Uno spettacolo diverso, prima da noi non c’erano presentazioni prima della partita: ho visto uno spettacolo, nel pre partita la musica e le luci sono state bellissime. Sono rimasto molto felice ed emozionato, mi sono nascosto un po’ ma ho fatto diversi video e sono rimasto molto felice".

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L'EX - Careca: "Napoli è speciale, Osimhen mi ha impressionato ma può crescere ancora, gli azzurri sono una famiglia, Kvara ha la qualità dei sudamericani, Lobotka mi ricorda Alemao, Spalletti può fare la storia, ADL ha tanti meriti, rimpiango ancora lo scudetto del 1988"

di Napoli Magazine

01/02/2024 - 17:35

Antonio Careca, ex attaccante del Napoli, ha rilasciato alcune dichiarazioni nel corso dell'evento 'Legends-Ci vediamo a Napoli': “Napoli è speciale per tutti quelli che hanno vissuto non solo il calcio ma anche la città ed il popolo. Mi fa sempre piacere tornare in città, sono andato via nel 1993 ma mi sento sempre vivo quando torno qui. Sono andato via per una esperienza in Giappone, ma volevo tornare qui per far crescere i miei bambini”.

 

Su Osimhen: “Il gol di Osimhen mi ha ricordato uno di Pelè? Ha fatto un gol come lui, ha stoppato di petto, poi coscia e poi tiro in porta in uno spazio molto ristretto. Assomiglia ad un gol di Pelè, stavo girando qui in città e tutti dicevano che avesse fatto un gol come quello di Careca, invece no: Victor è alto, avere una coordinazione così non era facile e mi ha impressionato. L’ho visto dal vivo, quando lo vedi allo stadio ti impressiona. Victor è uno che può crescere ancora, ha molta qualità ed è un calciatore che renderà ricco De Laurentiis”.

 

Sul Napoli attuale: “Vedo un Napoli unito come una famiglia, ho conosciuto il mister Spalletti e ho parlato un po’ con lo staff: sono molto uniti, sono arrivato a Castel Volturno alle 9.30 e sono stato un paio di ore: è un ambiente troppo buono, si vive con amicizia e ho visto i giocatori con fame di vincere. Torno a dire una cosa, per vincere uno scudetto o una Champions League, e si poteva vincere anche la Coppa Italia, è una squadra che ha una rosa interessante e con una panchina che ha dimostrato la sua qualità. Per vincere ci vuole un ambiente buono, un allenatore che capisce, uno spogliatoio buono e giocatori con qualità e voglia di fare storia a Napoli”.

 

Su Spalletti: “Spalletti? Speri arrivi anche in fondo alla Champions League, magari in finale! Ci si può giocare tutto, per lo scudetto c’è un grande vantaggio e andrà così: credo che tutti i giocatori e lo staff siano focalizzati e concentrati su questo obiettivo, ma c’è anche l’opportunità Champions che rappresenterebbe il massimo. Noi abbiamo vinto una Coppa Uefa, ma la Champions è la Champions. Per Spalletti spero anche in un futuro come allenatore della Nazionale, in Brasile avevamo una squadra di fenomeni ma non hanno raccolto risultati. È difficile guardare un Mondiale senza l’Italia, sono già due volte che capita e non so perchè sia capitato. I brasiliani me lo chiedono sempre, a me dispiace perchè un mondiale senza Italia è un po’ così”.

 

Su Kvaratskhelia: "Il giocatore che mi colpisce di più del Napoli? Kvaratskhelia ha qualità come i sudamericani, ma chi mi ha colpito di più è Osimhen: tecnicamente non è un fenomeno, ma sa lavorarci su e sa fare il suo mestiere ovvero fare gol. Mette paura ai difensori, è instancabile e si muove ovunque. Mi ha impressionato molto”.

 

Su Simeone e Lobotka: “Simeone? Uno che è arrivato qui sei mesi fa, ha qualità ed è diverso da Osimhen fisicamente: è più mobile, è un argentino che ha grinta e voglia di vincere. Ha fatto un gol bellissimo, io dico che il Napoli è pronto per vincere lo scudetto: chi è in panchina è sempre pronto a fare meglio di chi parte da titolare. Con la Roma mi ha impressionato Lobotka, ha corso un sacco di chilometri e mi ricordava Alemao che giocava dappertutto. Anche Lozano ha fatto una buona partita, è una squadra che ha tanta qualità in cui Spalletti deve scegliere: con la Roma non avrei tolto Osimhen, forse era stanco, ma è entrato Simeone che ha risolto la partita. Avrei tenuto Osimhen per tutta la partita, ma il Napoli mi è piaciuto tanto. Spalletti vive la squadra ogni giorno, è un pazzo a stare sempre a Castel Volturno ma è un centro sportivo efficiente e spettacolare. Prima a Soccavo avevamo un campo nemmeno troppo bello, il Napoli ha belle strutture ed è giusto che vivano questo momento. In brasiliano si dice maravilloso”.

 

Ancora su Spalletti: “Spalletti? Mi ha detto una cosa, la squadra è fatta di talenti, sono molto differenti tecnicamente ma è una squadra unita, fatta di giovani che ascoltano. Il mister è uno che non vuole perdere nemmeno la partitella del giovedì, riesce a passare la sua mentalità ai ragazzi. Poi lavorare a Napoli ha sempre una pressione diversa. Ho parlato anche con Juan Jesus che ha girato l’Italia e ha qualità quando entra in campo: mi ha detto che è impressionante giocare qui, e lui ha giocato a Milano e Roma. Si trova bene a Napoli, mi auguro che possa continuare così e fare la storia. Il mister mi ha detto che la squadra è concentrata e che vuole vincere, che vuole fare la storia con città e tifosi. Sono sicuro che siano sulla strada giusta”.

 

Su De Laurentiis: “De Laurentiis? Questo successo finora è merito di Spalletti, di Giuntoli e del presidente: è giusto così, non è la fortuna di trovare gli uomini giusti ma chi lavora lì per la squadra e per vincere sempre. Ha trovato Kvaratskhelia e l’ha pagato 10 milioni, ha ceduto Koulibaly e ha preso Kim per 18 milioni: è merito anche del presidente che gestisce, ci sta fare i soldi perché il calcio è business ma è importante aver sostituito nel modo migliore chi è andato via. Purtroppo non l’ho incontrato, ma già anni fa l’ho conosciuto all’allora San Paolo e gli dissi che doveva vincere lo scudetto per provare cosa significhi vincere a Napoli. Mi disse ‘chi vuole vincere, voglio sempre competere’, ma vincendo lo scudetto si guadagna di più: mi pare che abbia imparato, ho visto il video con i tifosi e penso che l’abbia capito. Vincere lo scudetto qui ne vale dieci altrove. I napoletani sono appassionati per il calcio, sono attaccati e mi auguro che sia così fino alla fine”.

 

Su Meret: “Spalletti ha trasformato i giocatori? C’è molta fiducia, penso anche a Meret che stava andando via. Poi si parlava di mandare via Spalletti lo scorso anno, ma tenerlo ha portato a miglioramenti. Bisogna avere la sensibilità del potenziale di ogni giocatore. Contro la Roma Meret ha fatto un paio di uscite così così, ma anche parato due tiri pericolosi. E in altre partite ha giocato da dieci. Il portiere non può sbagliare mai, l’attaccante un’altra opportunità riesce sempre ad averla. Il Napoli deve partire sempre concentrato, focalizzato sul fatto che non sia ancora finito il campionato: vedo che Spalletti questo modo e questa sensibilità ce l’ha e l’ha passata a tutti i giocatori. Non so se il Napoli vincerà già ad aprile, vedremo”.

 

Ancora su Kvaratskhelia: “Giocare con Kvaratskhelia? Khvicha è un po’ sudamericano, ha la mentalità giusta e sa già cosa fare quando arriva sul pallone. In un calcio moderno e veloce come quello attuale, se aspetti poi l’attimo giusto passa. Ha questa qualità, ma penso anche ad Osimhen: avrei potuto giocare con lui, io un po’ più a sinistra e Maradona a destra magari col piede invertito. Succedeva anche con noi con Carnevale, e Diego non marcava mai. Mentre Bruno Giordano era più prima punta, e io giravo attorno a lui. Lobotka anche è uno molto bravo”.

 

Sullo scudetto del 1988: “Lo scudetto del 1988 l’ho rimpianto sempre, è una situazione in cui avevamo cinque punti di vantaggio e ne perdemmo sette buttandolo via. Si parla molto tante cose qui, ma c’è una cosa chiara: il Milan fisicamente era più forte, c’era una rosa che faceva la differenza e arrivò meglio a fine campionato. C’erano giocatori più preparati, noi avevamo una rosa più corta della loro e alla fine questo fece la differenza. Purtroppo abbiamo perso uno scudetto che ci era quasi in mano, ma il calcio è questo: si dicono sempre un sacco di stupidaggini, anche in nazionale col Mondiale del 1998 ad esempio. Noi nel 1988 avevamo tante partite da fare, ma crollammo. Il mio periodo qui con Bianchi l’ho vissuto molto bene, per lavorare a Napoli devi lavorare tanto e non dare troppe libertà. Bianchi era anche così, somiglia a Spalletti e noi davamo il massimo giorno dopo giorno. Purtroppo arrivammo in una situazione in cui non avevamo più gamba, il Milan fece la differenza fisicamente. Ottavio Bianchi lo rispetto molto, ricordo la sostituzione a Stoccarda: mi disse che sul 3-1 la partita era già finita, poi facemmo 3-3 e dissi ‘mannaggia il manicomio’, perché volevo giocare sempre. Avere al fianco Maradona ti dava qualcosa in più, magari si allenava uno o due volte ma ti dava la soddisfazione di stare con lui: ci divertivamo molto, il calcio questo è in fondo. Purtroppo lo scudetto del 1988 scappò via, ma fu una storia bellissima”.

 

Su Maradona e Ferlaino: “Lo scudetto del Napoli senza un giocatore come Maradona? Mi fa piacere, noi abbiamo giocato per la città e per i tifosi. Io credo che Diego sicuramente, come è stato per il Mondiale, sia molto felice: la nostra storia è incomparabile, lo scudetto potrà anche essere vinto al 99% però sarà un’altra storia. Noi avevamo altre difficoltà, erano enormi nel giocare contro le altre squadre. Chi vincerà farà la storia, ma la nostra è indimenticabile: il primo scudetto è indimenticabile, erano 61 anni che il Napoli esisteva e le scommesse fatte da Ferlaino con Maradona nel 1984 facevano pensare allo scudetto. Ferlaino resta un grande presidente e ha fatto la storia del Napoli. Mi prese al San Paolo e mi disse che mi piaceva molto la birra: risposi dicendo che in campo ci avrei pensato io”.

 

Sullo stadio Maradona: “L’atmosfera del Maradona? Uno spettacolo diverso, prima da noi non c’erano presentazioni prima della partita: ho visto uno spettacolo, nel pre partita la musica e le luci sono state bellissime. Sono rimasto molto felice ed emozionato, mi sono nascosto un po’ ma ho fatto diversi video e sono rimasto molto felice".