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L'APPUNTO - N. Marciano: "Napoli: Grazie Roma(ne), 100 gol Magnifici e la vetta solinga"
15.10.2017 11:46 di Redazione

NAPOLI - Che nonostante i cinque minuti di recupero sullo 0 - 1 per il Napoli contro la Roma all’Olimpico, all’ombra del Vesuvio siamo tutti sopravvissuti, a me sembra già un’ottima notizia. Chiariamo: Roma-Napoli, 0-1, è quando già dal 40esimo della ripresa, nelle case dei partenopei inizia il count down che nemmeno a Capodanno e se nei CV si scrive automunito, se sei tifoso di questo Napoli, devi scrivere anche defibrillatore munito, pena il rischio di infarto costante, specie nella partitona del 100esimo gol di quel Magnifico che regala un più 5 (come i minuti di cui sopra...) sulla seconda, e ancora di più su tutte le altre. Tutte. E se gli applausi erano scroscianti al gol di quel 24, lo sono stati anche alla parata di quel 25 che come nei migliori Amarcord regala l’emozione di un pallone avversario quasi in rete ma divinamente parato come fu quel 4 marzo di una stagione fa: stessa avversaria, stesso stadio, stesso crepacuore evitato. E lui, Peppino, rimarca la sua forza, la sua grandezza. Lui, portierone reo di qualche gaffe, ma che sa’ di certo farsi perdonare e che parando stringe a sé il pallone che nemmeno le zitelle quando acciuffano il bouquet lanciato a una sposa, proprio. E come non plaudire alle prodezze di un Koulibaly in grande forma che blinda la difesa e non lascia passare. Complice la fortuna e un gioco da standing ovation, il Napoli infila record come fossero perline di una collana: i 100 gol di Lorenzo, le 8 vittorie consecutive, i 24 punti pieni e il podio, indiscusso, meritato e soprattutto solingo, grazie anche a quella gara in anticipo dei bianco celesti che in casa di quella favorita rimescolano le carte di giochi già vinti e beffano i campiono d’Italia planando sulla fortuna di traverse di quell’ex azzurro ora senza alcun colore, come la prestazione della sua squadra: la Lazio che vince a Torino su una Juventus sottotono è la complice della gioia partenopea che prima di plaudire i suoi, plaude a quel Strakosha capace di parare un rigore come di recente anche il Pepe azzurro aveva saputo fare. Come a dire, grazie Roma, e grazie Romane, a prescindere dalla squadra della capitale, soprattutto se si considera che l’assist al gol di Insigne è stato di De Rossi. Della Roma, insomma. E Napoli ringrazia dunque, come canta Venditti, anche se il merito è naturalmente tutto di mister Sarri e dei suoi, lanciati nell’Olimpo del calcio meraviglioso e spettacolare, che in tanti vedono già alla conquista di quel titolo da bacheca d’oro. Ma la scaramanzia non è un optional, è un dovere e allora ciò che si pensa non si dice, ma si sogna: giocare, soffrire ma gioire oltre ogni pronostico e speranza, dà la misura di ciò che potrebbe essere anche se ancora non è, ed è proprio quella sensazione e quell’assaporare un futuro ancora non presente che motiva per continuare a giocare, lottare, stupire e stupirsi e finalmente godere di quei sacrifici per averne indietro la gioia più grande, il riconoscimento immenso di un amore che tale è e nulla può scalfirlo: l’amore per il gioco, quello bello, e per la vittoria, quella esaltante, adrenalinica, meravigliosa. Quella meritata, quando si parla di questo Napoli che come fu per quel Pibe, un giorno varrà la soddisfazione di chi potrà dire: “io c’ero”.

 

 

Nunzia Marciano

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com

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di Napoli Magazine

15/10/2017 - 11:46

NAPOLI - Che nonostante i cinque minuti di recupero sullo 0 - 1 per il Napoli contro la Roma all’Olimpico, all’ombra del Vesuvio siamo tutti sopravvissuti, a me sembra già un’ottima notizia. Chiariamo: Roma-Napoli, 0-1, è quando già dal 40esimo della ripresa, nelle case dei partenopei inizia il count down che nemmeno a Capodanno e se nei CV si scrive automunito, se sei tifoso di questo Napoli, devi scrivere anche defibrillatore munito, pena il rischio di infarto costante, specie nella partitona del 100esimo gol di quel Magnifico che regala un più 5 (come i minuti di cui sopra...) sulla seconda, e ancora di più su tutte le altre. Tutte. E se gli applausi erano scroscianti al gol di quel 24, lo sono stati anche alla parata di quel 25 che come nei migliori Amarcord regala l’emozione di un pallone avversario quasi in rete ma divinamente parato come fu quel 4 marzo di una stagione fa: stessa avversaria, stesso stadio, stesso crepacuore evitato. E lui, Peppino, rimarca la sua forza, la sua grandezza. Lui, portierone reo di qualche gaffe, ma che sa’ di certo farsi perdonare e che parando stringe a sé il pallone che nemmeno le zitelle quando acciuffano il bouquet lanciato a una sposa, proprio. E come non plaudire alle prodezze di un Koulibaly in grande forma che blinda la difesa e non lascia passare. Complice la fortuna e un gioco da standing ovation, il Napoli infila record come fossero perline di una collana: i 100 gol di Lorenzo, le 8 vittorie consecutive, i 24 punti pieni e il podio, indiscusso, meritato e soprattutto solingo, grazie anche a quella gara in anticipo dei bianco celesti che in casa di quella favorita rimescolano le carte di giochi già vinti e beffano i campiono d’Italia planando sulla fortuna di traverse di quell’ex azzurro ora senza alcun colore, come la prestazione della sua squadra: la Lazio che vince a Torino su una Juventus sottotono è la complice della gioia partenopea che prima di plaudire i suoi, plaude a quel Strakosha capace di parare un rigore come di recente anche il Pepe azzurro aveva saputo fare. Come a dire, grazie Roma, e grazie Romane, a prescindere dalla squadra della capitale, soprattutto se si considera che l’assist al gol di Insigne è stato di De Rossi. Della Roma, insomma. E Napoli ringrazia dunque, come canta Venditti, anche se il merito è naturalmente tutto di mister Sarri e dei suoi, lanciati nell’Olimpo del calcio meraviglioso e spettacolare, che in tanti vedono già alla conquista di quel titolo da bacheca d’oro. Ma la scaramanzia non è un optional, è un dovere e allora ciò che si pensa non si dice, ma si sogna: giocare, soffrire ma gioire oltre ogni pronostico e speranza, dà la misura di ciò che potrebbe essere anche se ancora non è, ed è proprio quella sensazione e quell’assaporare un futuro ancora non presente che motiva per continuare a giocare, lottare, stupire e stupirsi e finalmente godere di quei sacrifici per averne indietro la gioia più grande, il riconoscimento immenso di un amore che tale è e nulla può scalfirlo: l’amore per il gioco, quello bello, e per la vittoria, quella esaltante, adrenalinica, meravigliosa. Quella meritata, quando si parla di questo Napoli che come fu per quel Pibe, un giorno varrà la soddisfazione di chi potrà dire: “io c’ero”.

 

 

Nunzia Marciano

 

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