NAPOLI - Era ancora settembre quando Lorenzo Insigne ha segnato l’ultimo gol in campionato. Era il 4-1 di Lecce e la crisi nera che attanaglia il Napoli non si era ancora fatta vedere. L’ultimo gol su azione, o meglio gli ultimi, nella prima giornata. Ad agosto. Il capitano del Napoli si è fermato a tre reti, di due solo due su azioni risalenti alla prima di campionato. Una rete in Champions League, quella pesante sul campo del Salisburgo che valse i tre punti. L’abbraccio con Ancelotti e tutta la squadra: un segnale bellissimo, che sembrava poter dare la svolta. E invece fu soltanto un’illusione. Insigne è scomparso: gioca, ovviamente. Ma non lo fa a suo modo. Non entra nelle azioni dei gol (ormai pochi) che il Napoli segna. Niente assist, niente gol.
LA?CRISI. La sensazione è sempre la stessa. Il capitano si impegna, si “sbatte”, ma sbaglia troppo. Sbaglia tutto. L’errore sotto porta nella partita col Parma è l’emblema. Un errore intollerabile, soprattutto per uno come lui. Ma chiaramente Insigne non si è spento in un Napoli che va bene, anzi. Si salvano Milik e Mertens con 9 gol in stagione, poi c’è lui a 4 che tenta di emergere dalla miseria di una stagione difficilissima.
PARLANO?DI?LUI. “La prima regola del Fight Club è non parlare del Fight Club”, si sentiva in un famoso film di qualche anno fa. Non parlare del Fight Club serviva a farlo sopravvivere così come era nato. E allo stesso modo si dovrebbe fare come Insigne. È al centro dei discorsi, sempre: presidente, allenatori, compagni di squadra, tifosi. Si parla di Insigne troppo: un carico di pressioni che gli fanno male, lo schiacciano. Insigne deve giocare nel 4-3-3, Insigne deve rendere al meglio. Bisogna trovare il modo giusto per far giocare bene Insigne. Insigne deve essere contento, stare bene. Insigne va difeso. Un piedistallo sul quale Lorenzo non è mai voluto salire. La fascia di capitano è sua e se l’è meritata. Ma Insigne va trattato come un giocatore normale. Esattamente come gli altri. Solo così potrà essere liberato di un peso che lo opprime.
LA?DIFESA. E?anche il fratello Marco parla di lui, troppo. “Essere nato a Napoli ed avere delle qualità. Altra colpa non meno grave, aver fatto i soldi in questi lidi. Il suo curriculum da queste parti parla per se: 150 fra assist e goal, la nazionale raggiunta. Tutto ciò non basta ai napoletani i quali si aspettano che vada via per rimpiangerlo”, uno stralcio di un lungo messaggio di sfogo. Va male, perché i tifosi reagiscono in modo negativo. Insigne va lasciato in pace, silenzio intorno a lui. Lo ha capito De Laurentiis, a quanto pare. Lo ha capito subito Gattuso. Lo hanno difeso (in privato), rassicurato. La fascia è sua, la maglia del Napoli anche. A gennaio non si muove: una riflessione si farà a fine stagione, aspettando offerte concrete. La questione ammutinamento non c’entra. Insigne è considerato come gli altri. E?Gattuso per ora lo vede al centro del suo 4-3-3. O meglio, a sinistra, dove col Parma è stato preferito a Mertens. Una maglia che adesso andrà meritata.
di Napoli Magazine
17/12/2019 - 11:18
NAPOLI - Era ancora settembre quando Lorenzo Insigne ha segnato l’ultimo gol in campionato. Era il 4-1 di Lecce e la crisi nera che attanaglia il Napoli non si era ancora fatta vedere. L’ultimo gol su azione, o meglio gli ultimi, nella prima giornata. Ad agosto. Il capitano del Napoli si è fermato a tre reti, di due solo due su azioni risalenti alla prima di campionato. Una rete in Champions League, quella pesante sul campo del Salisburgo che valse i tre punti. L’abbraccio con Ancelotti e tutta la squadra: un segnale bellissimo, che sembrava poter dare la svolta. E invece fu soltanto un’illusione. Insigne è scomparso: gioca, ovviamente. Ma non lo fa a suo modo. Non entra nelle azioni dei gol (ormai pochi) che il Napoli segna. Niente assist, niente gol.
LA?CRISI. La sensazione è sempre la stessa. Il capitano si impegna, si “sbatte”, ma sbaglia troppo. Sbaglia tutto. L’errore sotto porta nella partita col Parma è l’emblema. Un errore intollerabile, soprattutto per uno come lui. Ma chiaramente Insigne non si è spento in un Napoli che va bene, anzi. Si salvano Milik e Mertens con 9 gol in stagione, poi c’è lui a 4 che tenta di emergere dalla miseria di una stagione difficilissima.
PARLANO?DI?LUI. “La prima regola del Fight Club è non parlare del Fight Club”, si sentiva in un famoso film di qualche anno fa. Non parlare del Fight Club serviva a farlo sopravvivere così come era nato. E allo stesso modo si dovrebbe fare come Insigne. È al centro dei discorsi, sempre: presidente, allenatori, compagni di squadra, tifosi. Si parla di Insigne troppo: un carico di pressioni che gli fanno male, lo schiacciano. Insigne deve giocare nel 4-3-3, Insigne deve rendere al meglio. Bisogna trovare il modo giusto per far giocare bene Insigne. Insigne deve essere contento, stare bene. Insigne va difeso. Un piedistallo sul quale Lorenzo non è mai voluto salire. La fascia di capitano è sua e se l’è meritata. Ma Insigne va trattato come un giocatore normale. Esattamente come gli altri. Solo così potrà essere liberato di un peso che lo opprime.
LA?DIFESA. E?anche il fratello Marco parla di lui, troppo. “Essere nato a Napoli ed avere delle qualità. Altra colpa non meno grave, aver fatto i soldi in questi lidi. Il suo curriculum da queste parti parla per se: 150 fra assist e goal, la nazionale raggiunta. Tutto ciò non basta ai napoletani i quali si aspettano che vada via per rimpiangerlo”, uno stralcio di un lungo messaggio di sfogo. Va male, perché i tifosi reagiscono in modo negativo. Insigne va lasciato in pace, silenzio intorno a lui. Lo ha capito De Laurentiis, a quanto pare. Lo ha capito subito Gattuso. Lo hanno difeso (in privato), rassicurato. La fascia è sua, la maglia del Napoli anche. A gennaio non si muove: una riflessione si farà a fine stagione, aspettando offerte concrete. La questione ammutinamento non c’entra. Insigne è considerato come gli altri. E?Gattuso per ora lo vede al centro del suo 4-3-3. O meglio, a sinistra, dove col Parma è stato preferito a Mertens. Una maglia che adesso andrà meritata.