A "1 Football Club", su 1 Station Radio, è intervenuto Carlo Jacomuzzi, presidente dell’Aioc ed ex direttore sportivo di Napoli ed Atalanta.
Abbiamo visto l’altra sera Openda andare in gol con la Juventus. Presidente, davvero in Serie A, e metto dentro anche la Serie B, non ci sono calciatori del livello di Openda? C’è davvero bisogno di andare a pescarli all’estero?
“Partiamo da un presupposto: purtroppo, se vai a vedere le Primavere, trovi stranieri ovunque. Il Torino ne ha cinque o sei, l’Inter ne ha sei, il Milan cinque, la Juventus quattro (ma due stanno nell’Under 23, ndr). Ci sono stranieri dappertutto, e così i nostri giovani non hanno spazio per crescere. La nostra Under 17 ha fatto una fatica enorme: ha battuto 1-0 il Burkina Faso qualche settimana fa, poi in semifinale siamo usciti con l’Austria. L’Austria che ci elimina in un Mondiale Under 17… questo dovrebbe far capire a tutti a che punto siamo. O si mette un freno, e Federazione e Leghe decidono regole chiare, oppure si può prendere uno straniero solo se supera un certo valore — faccio un esempio assurdo, 50 milioni — così almeno arriva un fuoriclasse. Ma prendere stranieri tanto per prenderli, come succede col Verona che ne schiera dieci su undici, o altre squadre che ne hanno sette, otto… poi cos’altro possiamo pretendere dalla nostra Nazionale e dal nostro calcio? Siamo arrivati al punto di essere chiusi dappertutto, e mentre noi portiamo dentro questi Openda, il nostro Cambiaghi - che poteva essere una stellina - va al Lecce insieme ad altri dieci stranieri. E così rischia di perdere un momento importante della sua carriera, e tutto per colpa di un sistema che non tutela i nostri. O ci pensano i grandi dirigenti, Federazione e Leghe, oppure saremo costretti ad andare avanti così. Anche perché i procuratori, in Italia, non guadagnano più come all’estero: qui se compri un giocatore di Serie B a 5 o 10 milioni prendono il 5-10% su cifre piccole, mentre fuori incassano su operazioni da 40-50 milioni. È ovvio che spingano per andare all’estero. Se guardi le formazioni della Serie A ogni domenica, ti accorgi della difficoltà: e poi i nostri tecnici delle Nazionali cosa possono fare? È da due edizioni che non andiamo ai Mondiali, e rischiamo pure questa. Sarebbe un tracollo. Il primo responsabile? La gestione Gravina, assolutamente. E anche il ministro dello Sport, che per un periodo ha ascoltato troppo i procuratori, dovrebbe intervenire e dire basta. Vuoi comprare un giovane straniero? Bene. Ma quanto lo paghi? Dodici milioni? Costa sessanta? Allora lo prendi. Se no, niente. Limiti chiari, così non si prende chiunque".
Veniamo alla prossima giornata di campionato. Lei a Napoli ha fatto il direttore sportivo, a Roma è stato nello scouting: quanto è credibile la Roma? E soprattutto, crede che il Napoli possa dire la sua allo stadio Olimpico?
“Vediamo due squadre con ottimi giocatori: il livello tecnico è alto, anche perché gli stranieri bravi elevano la qualità. In panchina ci sono due allenatori che, mi permetto di dirlo, sono tra i migliori non solo in Italia ma in Europa. Il calcio italiano è difficile, non è semplice come in altri campionati, e anche loro fanno fatica a trovare sempre le giuste misure. Io penso che sarà una partita giocata per vincere, perché nessuna delle due è capace di fare un calcio difensivo portato all’estremo. Sarà una gara interessantissima per vedere lo scacchiere, come si muovono, come sistemano i reparti. E speriamo sia una bella partita, senza cattiverie o episodi strani — arbitri, fuorigioco, queste cose che rovinano il calcio. In questo momento sono due protagoniste del campionato, e speriamo che diano soddisfazione".
Presidente, c’è chi sostiene che la favorita per lo scudetto sia ancora l’Inter; chi crede nell’effetto sorpresa della Roma di Gasperini; chi punta sul bis del Napoli. E poi c’è chi, zitto zitto, mi riferisco al Bologna di Italiano, che oggi è a tre punti dalla vetta con una struttura eccezionale e una rosa molto valida. Può vincerlo lo scudetto?
“No, no, no, non può. Perché oltre i tredici giocatori veri, il quattordicesimo e il quindicesimo non sono al livello dei titolari. E arriverà il momento in cui, tra un infortunio e una squalifica, non potrà più schierare tutti quei tredici-quattordici giocatori chiave. L’entusiasmo fa tanto, e il Bologna è una piazza che soffriva da anni. Quindi può fare grandi cose, certo. Ma alla lunga, quando arriva febbraio o marzo, la qualità fa la differenza. E purtroppo restare alle spalle delle grandi sarà difficile. E comunque, anche lì… tutti stranieri. Mi pare che ci siano due italiani, forse uno. Il direttore sportivo è molto bravo a prendere giocatori in giro per l’Europa, anche in paesi dove costano poco: è tirchio, sì, ma li paga poco e li valorizza. Sta facendo un grande lavoro, però poi alla lunga… la qualità conta".
Presidente, per quanto riguarda il discorso di prima sul settore giovanile: non crede che proprio l’esempio del Bologna, strutturato negli ultimi anni, possa essere una guida per gli altri club, anche se di giocatori veramente “nostri” non se ne vedono?
“Il Bologna ha un direttore sportivo, Sartori, che è sempre stato bravo a pescare giocatori da pochi soldi e rivenderli a tanto. Lui, col suo gruppo, continua a sfornare talenti. Ma anche lui, in Italia, non trova più nulla: va in giro, cerca, ma se il calcio giovanile italiano non offre sbocchi, non c’è più attrattiva. E questo rende tutto difficilissimo. Una volta i nostri ragazzi avevano i loro idoli: Del Piero, Totti, Baggio, e tanti altri. Oggi non più. Oggi vedono solo stranieri, e senza idoli il calcio giovanile si impoverisce. Io vivo a Novara: qualche volta vado a vedere le giovanili, e purtroppo non c’è qualità, non c’è lavoro. Gli allenatori non hanno tempo, non c’è programmazione. Così non si cresce".
di Redazione
27/11/2025 - 12:08
A "1 Football Club", su 1 Station Radio, è intervenuto Carlo Jacomuzzi, presidente dell’Aioc ed ex direttore sportivo di Napoli ed Atalanta.
Abbiamo visto l’altra sera Openda andare in gol con la Juventus. Presidente, davvero in Serie A, e metto dentro anche la Serie B, non ci sono calciatori del livello di Openda? C’è davvero bisogno di andare a pescarli all’estero?
“Partiamo da un presupposto: purtroppo, se vai a vedere le Primavere, trovi stranieri ovunque. Il Torino ne ha cinque o sei, l’Inter ne ha sei, il Milan cinque, la Juventus quattro (ma due stanno nell’Under 23, ndr). Ci sono stranieri dappertutto, e così i nostri giovani non hanno spazio per crescere. La nostra Under 17 ha fatto una fatica enorme: ha battuto 1-0 il Burkina Faso qualche settimana fa, poi in semifinale siamo usciti con l’Austria. L’Austria che ci elimina in un Mondiale Under 17… questo dovrebbe far capire a tutti a che punto siamo. O si mette un freno, e Federazione e Leghe decidono regole chiare, oppure si può prendere uno straniero solo se supera un certo valore — faccio un esempio assurdo, 50 milioni — così almeno arriva un fuoriclasse. Ma prendere stranieri tanto per prenderli, come succede col Verona che ne schiera dieci su undici, o altre squadre che ne hanno sette, otto… poi cos’altro possiamo pretendere dalla nostra Nazionale e dal nostro calcio? Siamo arrivati al punto di essere chiusi dappertutto, e mentre noi portiamo dentro questi Openda, il nostro Cambiaghi - che poteva essere una stellina - va al Lecce insieme ad altri dieci stranieri. E così rischia di perdere un momento importante della sua carriera, e tutto per colpa di un sistema che non tutela i nostri. O ci pensano i grandi dirigenti, Federazione e Leghe, oppure saremo costretti ad andare avanti così. Anche perché i procuratori, in Italia, non guadagnano più come all’estero: qui se compri un giocatore di Serie B a 5 o 10 milioni prendono il 5-10% su cifre piccole, mentre fuori incassano su operazioni da 40-50 milioni. È ovvio che spingano per andare all’estero. Se guardi le formazioni della Serie A ogni domenica, ti accorgi della difficoltà: e poi i nostri tecnici delle Nazionali cosa possono fare? È da due edizioni che non andiamo ai Mondiali, e rischiamo pure questa. Sarebbe un tracollo. Il primo responsabile? La gestione Gravina, assolutamente. E anche il ministro dello Sport, che per un periodo ha ascoltato troppo i procuratori, dovrebbe intervenire e dire basta. Vuoi comprare un giovane straniero? Bene. Ma quanto lo paghi? Dodici milioni? Costa sessanta? Allora lo prendi. Se no, niente. Limiti chiari, così non si prende chiunque".
Veniamo alla prossima giornata di campionato. Lei a Napoli ha fatto il direttore sportivo, a Roma è stato nello scouting: quanto è credibile la Roma? E soprattutto, crede che il Napoli possa dire la sua allo stadio Olimpico?
“Vediamo due squadre con ottimi giocatori: il livello tecnico è alto, anche perché gli stranieri bravi elevano la qualità. In panchina ci sono due allenatori che, mi permetto di dirlo, sono tra i migliori non solo in Italia ma in Europa. Il calcio italiano è difficile, non è semplice come in altri campionati, e anche loro fanno fatica a trovare sempre le giuste misure. Io penso che sarà una partita giocata per vincere, perché nessuna delle due è capace di fare un calcio difensivo portato all’estremo. Sarà una gara interessantissima per vedere lo scacchiere, come si muovono, come sistemano i reparti. E speriamo sia una bella partita, senza cattiverie o episodi strani — arbitri, fuorigioco, queste cose che rovinano il calcio. In questo momento sono due protagoniste del campionato, e speriamo che diano soddisfazione".
Presidente, c’è chi sostiene che la favorita per lo scudetto sia ancora l’Inter; chi crede nell’effetto sorpresa della Roma di Gasperini; chi punta sul bis del Napoli. E poi c’è chi, zitto zitto, mi riferisco al Bologna di Italiano, che oggi è a tre punti dalla vetta con una struttura eccezionale e una rosa molto valida. Può vincerlo lo scudetto?
“No, no, no, non può. Perché oltre i tredici giocatori veri, il quattordicesimo e il quindicesimo non sono al livello dei titolari. E arriverà il momento in cui, tra un infortunio e una squalifica, non potrà più schierare tutti quei tredici-quattordici giocatori chiave. L’entusiasmo fa tanto, e il Bologna è una piazza che soffriva da anni. Quindi può fare grandi cose, certo. Ma alla lunga, quando arriva febbraio o marzo, la qualità fa la differenza. E purtroppo restare alle spalle delle grandi sarà difficile. E comunque, anche lì… tutti stranieri. Mi pare che ci siano due italiani, forse uno. Il direttore sportivo è molto bravo a prendere giocatori in giro per l’Europa, anche in paesi dove costano poco: è tirchio, sì, ma li paga poco e li valorizza. Sta facendo un grande lavoro, però poi alla lunga… la qualità conta".
Presidente, per quanto riguarda il discorso di prima sul settore giovanile: non crede che proprio l’esempio del Bologna, strutturato negli ultimi anni, possa essere una guida per gli altri club, anche se di giocatori veramente “nostri” non se ne vedono?
“Il Bologna ha un direttore sportivo, Sartori, che è sempre stato bravo a pescare giocatori da pochi soldi e rivenderli a tanto. Lui, col suo gruppo, continua a sfornare talenti. Ma anche lui, in Italia, non trova più nulla: va in giro, cerca, ma se il calcio giovanile italiano non offre sbocchi, non c’è più attrattiva. E questo rende tutto difficilissimo. Una volta i nostri ragazzi avevano i loro idoli: Del Piero, Totti, Baggio, e tanti altri. Oggi non più. Oggi vedono solo stranieri, e senza idoli il calcio giovanile si impoverisce. Io vivo a Novara: qualche volta vado a vedere le giovanili, e purtroppo non c’è qualità, non c’è lavoro. Gli allenatori non hanno tempo, non c’è programmazione. Così non si cresce".