Antonio Conte, allenatore accostato anche al Napli nei giorni scorsi, ha rilasciato una lunga intervista a Francesca Fagnani in 'Belve' su Rai 2. Ecco le sue parole.
Chi prende uno come me sposa un'idea, un progetto?
"Mah, accetti il mio modo d'essere. Ci sono pregi e difetti, però il difetto è sempre orientato a migliorare la situazione. Non mi piace mentire, non mi piace nei rapporti: sono sempre schietto e diretto, questo è il mio pregio. Difetto? Sono molto impulsivo, nel reagire a determinate situazioni. A volte non sono paziente. E poi sono esigente, molto, sia con me stesso che con gli altri. Ferocia? Sì, anche perché odio perdere".
Comandare?
"A me piace essere un leader, sono riconosciuto così nelle squadre in cui vado: questo mi piace e credo sia nato per fare questo. Voto da allenatore? 8,5 perché sono ancora abbastanza giovane come allenatore e il resto della mia carriera può darmi l'opportunità di alzare il voto. Da allenatore ho quel talento che magari da calciatore non avevo, quello che avevano Zidane, Del Piero".
Perdere?
"L'importante è avere la forza, la rabbia forte di reagire alla sconfitta. Di reagire alla disgrazia. Sì, per me è una momentanea disgrazia quando si perde! Storia già scritta o da scrivere? Mah, io ho avuto la fortuna e un pizzico di bravura da calciatore e tecnico per scrivere un po' di storia calcistica. Ma non sono sazio".
Cosa le manca, cosa vorrebbe? Napoli o Roma?
"Vorrei in futuro trovare una situazione in cui posso continuare a scrivere la storia. Anche a livello europeo, magari. In Italia? Quando sei all'estero, apprezzi tanto la bellezza del nostro Paese. Tornare in Italia? Questo non lo so onestamente, saranno le opportunità che si creeranno a dirlo. Il sogno me lo tengo per me, a volte rimangono soltanto sogni. I matrimoni si fanno sempre in due: magari io desidero una cosa per tutta la vita e poi però non si finisce ad allenare una squadra o a tornare in una squadra. Ho detto per tornare? Sì, anche".
Le piacerebbe allenare la Roma?
"Spero, in futuro non so quando, ci son due piazze visto che ho allenato a Torino e Milano, ci sono Roma e Napoli che sono due piazze che vorrei vivere per la passione che ti trasferiscono queste piazze: mi auguro un domani che ci sia la possibilità di fare quest'esperienza. Le condizioni? Che ci sia grande serietà e che ci sia un progetto che mi dia la possibilità di poter competere per vincere. Prendere una squadra in corsa? No, guarda. Sono situazioni già create prima, compromesse in qualche modo sì".
De Laurentiis ci ha provato...
"Mah, io non lo so, del Napoli lo sta dicendo lei. De Laurentiis? Ci parlo spesso e volentieri, abbiamo un rapporto personale. Ci ha provato? Ma sicuramente da parte del presidente, mi ha sempre dimostrato grande stima. Quest'anno ha fatto una scelta ben precisa con Garcia dopo Spalletti: penso che le scelte che lui sta facendo e ha fatto in questi 19 anni di presidenza, dimostrano che De Laurentiis è lungimirante e visionario. Penso che il tempo gli darà ragione anche quest'anno. In futuro, da qui a fine carriera, mi piacerebbe che si creassero le condizioni per allenare a Roma o Napoli, piazze passionali che si sposano con me".
"So che chi allena la Juve non sarà mai un simpaticone", lei ha detto.
"Sì, è sempre vista la squadra da battere e da odiare: hai tutta l'Italia contro quando sei lì".
Lei è sempre andato molto bene nei club dov'è passato, ha vinto tanto.
"Nei club dove sono passato ho lasciato grandi fondamenta, che poi han proseguito negli anni. Non ho lasciato mai macerie. Modo ortodosso? No, assolutamente: quando decido di cambiare, è perché mi rendo conto che ho dato tutto e le energie sono finite. Sicuramente dico la mia sul mercato e sui giocatori, spesso e volentieri la mia parola è quella che conta".
Caso Mancini-Arabia Saudita: ha fatto bene o male a lasciare la nazionale?
"L'Arabia Saudita, stando ai giornali, han fatto offerte a tutti: anche io ho rifiutato, mi metto anche io dentro al calderone. La Nazionale è un discorso, ma io parlo di club: ho ricevuto proposte di club che ho rifiutato. Mancini? Ha fatto qualcosa di storico vincendo l'Europeo, poi c'è stata l'eliminazione e non partecipazione ai Mondiali. Sono situazioni che ti lasciano ferite, è durissima riprendersi dopo. In quel caso, forse sarei andato via dopo quella delusione".
L'addio più sofferto?
"Il mio addio più sofferto, dove mi sono un po' pentito, è quello della Juventus dopo tre anni: anche per le piccole cose vedevo grandi problemi e decisi di andare via".
Con chi non mi prendo?
"Con chi vende fumo: le persone che vendono fumo, gli incantatori di serpenti non mi piacciono. Parlo in generale! Con questo tipo di persone".
Mourinho?
"Per me è un vincente, ho grandissimo rispetto per lui perché è un vincente".
di Napoli Magazine
17/10/2023 - 23:43
Antonio Conte, allenatore accostato anche al Napli nei giorni scorsi, ha rilasciato una lunga intervista a Francesca Fagnani in 'Belve' su Rai 2. Ecco le sue parole.
Chi prende uno come me sposa un'idea, un progetto?
"Mah, accetti il mio modo d'essere. Ci sono pregi e difetti, però il difetto è sempre orientato a migliorare la situazione. Non mi piace mentire, non mi piace nei rapporti: sono sempre schietto e diretto, questo è il mio pregio. Difetto? Sono molto impulsivo, nel reagire a determinate situazioni. A volte non sono paziente. E poi sono esigente, molto, sia con me stesso che con gli altri. Ferocia? Sì, anche perché odio perdere".
Comandare?
"A me piace essere un leader, sono riconosciuto così nelle squadre in cui vado: questo mi piace e credo sia nato per fare questo. Voto da allenatore? 8,5 perché sono ancora abbastanza giovane come allenatore e il resto della mia carriera può darmi l'opportunità di alzare il voto. Da allenatore ho quel talento che magari da calciatore non avevo, quello che avevano Zidane, Del Piero".
Perdere?
"L'importante è avere la forza, la rabbia forte di reagire alla sconfitta. Di reagire alla disgrazia. Sì, per me è una momentanea disgrazia quando si perde! Storia già scritta o da scrivere? Mah, io ho avuto la fortuna e un pizzico di bravura da calciatore e tecnico per scrivere un po' di storia calcistica. Ma non sono sazio".
Cosa le manca, cosa vorrebbe? Napoli o Roma?
"Vorrei in futuro trovare una situazione in cui posso continuare a scrivere la storia. Anche a livello europeo, magari. In Italia? Quando sei all'estero, apprezzi tanto la bellezza del nostro Paese. Tornare in Italia? Questo non lo so onestamente, saranno le opportunità che si creeranno a dirlo. Il sogno me lo tengo per me, a volte rimangono soltanto sogni. I matrimoni si fanno sempre in due: magari io desidero una cosa per tutta la vita e poi però non si finisce ad allenare una squadra o a tornare in una squadra. Ho detto per tornare? Sì, anche".
Le piacerebbe allenare la Roma?
"Spero, in futuro non so quando, ci son due piazze visto che ho allenato a Torino e Milano, ci sono Roma e Napoli che sono due piazze che vorrei vivere per la passione che ti trasferiscono queste piazze: mi auguro un domani che ci sia la possibilità di fare quest'esperienza. Le condizioni? Che ci sia grande serietà e che ci sia un progetto che mi dia la possibilità di poter competere per vincere. Prendere una squadra in corsa? No, guarda. Sono situazioni già create prima, compromesse in qualche modo sì".
De Laurentiis ci ha provato...
"Mah, io non lo so, del Napoli lo sta dicendo lei. De Laurentiis? Ci parlo spesso e volentieri, abbiamo un rapporto personale. Ci ha provato? Ma sicuramente da parte del presidente, mi ha sempre dimostrato grande stima. Quest'anno ha fatto una scelta ben precisa con Garcia dopo Spalletti: penso che le scelte che lui sta facendo e ha fatto in questi 19 anni di presidenza, dimostrano che De Laurentiis è lungimirante e visionario. Penso che il tempo gli darà ragione anche quest'anno. In futuro, da qui a fine carriera, mi piacerebbe che si creassero le condizioni per allenare a Roma o Napoli, piazze passionali che si sposano con me".
"So che chi allena la Juve non sarà mai un simpaticone", lei ha detto.
"Sì, è sempre vista la squadra da battere e da odiare: hai tutta l'Italia contro quando sei lì".
Lei è sempre andato molto bene nei club dov'è passato, ha vinto tanto.
"Nei club dove sono passato ho lasciato grandi fondamenta, che poi han proseguito negli anni. Non ho lasciato mai macerie. Modo ortodosso? No, assolutamente: quando decido di cambiare, è perché mi rendo conto che ho dato tutto e le energie sono finite. Sicuramente dico la mia sul mercato e sui giocatori, spesso e volentieri la mia parola è quella che conta".
Caso Mancini-Arabia Saudita: ha fatto bene o male a lasciare la nazionale?
"L'Arabia Saudita, stando ai giornali, han fatto offerte a tutti: anche io ho rifiutato, mi metto anche io dentro al calderone. La Nazionale è un discorso, ma io parlo di club: ho ricevuto proposte di club che ho rifiutato. Mancini? Ha fatto qualcosa di storico vincendo l'Europeo, poi c'è stata l'eliminazione e non partecipazione ai Mondiali. Sono situazioni che ti lasciano ferite, è durissima riprendersi dopo. In quel caso, forse sarei andato via dopo quella delusione".
L'addio più sofferto?
"Il mio addio più sofferto, dove mi sono un po' pentito, è quello della Juventus dopo tre anni: anche per le piccole cose vedevo grandi problemi e decisi di andare via".
Con chi non mi prendo?
"Con chi vende fumo: le persone che vendono fumo, gli incantatori di serpenti non mi piacciono. Parlo in generale! Con questo tipo di persone".
Mourinho?
"Per me è un vincente, ho grandissimo rispetto per lui perché è un vincente".